martedì, novembre 15, 2005

Introduzione.


Nei miei pellegrinaggi, ricerche, incontri - che prevedono anche esperienze di tipo conoscitivo, filosofico, religioso - collaboro anche con amici insieme ad i quali affrontio lo studio comune dei cosiddetti Testi Sacri di varie religioni. In questo gruppo ognuno di noi ha una particolare impostazione e ha fatto delle scelte: c'è chi, come me, pratica il Buddismo, chi si interessa di New Age, chi propende per una religiosità più tradizionale, chi si ritiene un 'esoterista'. I padroni di casa, in particolare, sono cabalisti con una buona propensione per la mistica ebraica, pur non identificandosi in nessuna religione in particolare, ma avendo un approccio abbastanza universalistico. Una delle modalità che adottiamo per creare occasioni di meditazione comune è quella di lavorare per un certo periodo su un testo religioso, scrivendo ognuno la propria interpretazione, liberamente e creativamente. Ebbene, qualche mese fa, gli amici che ospitano questo gruppo hanno proposto un Libro della Bibbia come tema di approfondimento: il Libro di Tobia. Personalmente per accostarmi al lavoro su "Tobia" ho adottato una chiave soprattutto psicologico-psicanalitica e antropologica (naturalmente di tipo amatoriale, non da specialista), arrivando a commentare in questo modo i primi 7 capitoli di questo testo, che ne contiene 14. Dopo, per motivi che non sto qui a spiegare, ci siamo fermati senza che io potessi completare le mie riflessioni sul testo. Comunque sia, i miei elaborati li ho scritti e mi sono anche costati un certo impegno: di essi sono abbastanza soddisfatto, avendo ricevuto da questo lavoro - ritengo - una certa ispirazione e una accresciuta comprensione di certe tematiche. Per questo motivo li pubblico qui, su questo Blog... è a ciò che servono i Web-Log, no?

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