lunedì, novembre 14, 2005

Tobia - capitolo 7


Il capitolo 7 è piuttosto breve e non presenta particolari novità rispetto al quadro interpretativo già delineato precedentemente. Il suo scopo è quello di descrivere i preliminari del matrimonio fra Tobia e Sara, presentandoli nella forma di un iter contrattuale. Le varie fasi della vicenda infatti – l’incontro con Raguele, il riconoscimento della parentela, la domanda di matrimonio con il chiarimento delle difficoltà correlate, la determinazione di Tobia, il documento ufficiale, la celebrazione e la preparazione della camera nuziale – sembrano esporre la procedura necessaria alla chiusura di un accordo, di una transazione. La donna non ha alcuna parte nella decisione, pur avendo sicura consapevolezza che le nozze sono una componente imprescindibile dal suo destino familiare e sociale. Neppure sono presi in considerazione i fattori affettivi e individuali: il grado di parentela, l’appartenenza tribale e la consanguineità sono, per il tipo di cultura in esame, gli unici elementi atti a veicolare il patto matrimoniale. Questa mentalità può sembrare molto lontana dalla realtà odierna, ma non lo è poi tanto: l’emancipazione femminile, il riconoscimento delle pari opportunità, il diritto di voto e via dicendo sono lontani dall’essere elementi acquisiti universalmente e, comunque, non lo sono da molto tempo. Di fatto la società patriarcale, di cui siamo eredi, esprime nei riguardi della femminilità un segreto timore molto vicino al tabù di stampo freudiano. Nel racconto in esame questo timore appare come il fondato motivo difensivo della repressione di ogni emozionalità, della mancanza di reciprocità con la donna e della facciata esclusivamente contrattuale, direi notarile, dell’atto matrimoniale. Nel capitolo successivo, come vedremo, Tobia e Sara rimuovono perfino l’aspetto sessuale dell’unione, occultandolo con la preghiera e con il racconto tratto da Genesi della creazione della donna (che – dice - origina dall’uomo, con un caratteristico ribaltamento dei ruoli), implorando poi la misericordia del Signore come se dovessero giustificare lo sposalizio e chiedessero perdono per qualcosa di peccaminoso. Il nascondimento della donna, proprio di molte culture antiche e moderne, sembra in linea con questo pudore, con il tentativo di controllo e di soppressione degli aspetti femminei della vita. Secondo la psicanalisi ciò che viene mascherato, nascosto, represso, è anche ciò che contemporaneamente si teme e si desidera fortemente; in questo caso Freud direbbe probabilmente che il timore-desiderio celato è con evidenza quello dell’incesto. In altri termini si può affermare che la società patriarcale, per esigenze connesse alla sua evoluzione – che per certi versi coincide con l’emergere della coscienza individualizzata dalla inconsapevolezza – ha bisogno di distaccarsi dall’enorme potere biologico, affettivo, vitale, della femminilità e del matriarcato, cioè simbolicamente dalla Grande Madre. Il patriarcato cerca di affermare il predominio dell’uomo sulla Natura percepita come entità passionale, incontrollabile e soverchiante – che in questa fase viene identificata con la rinuncia alla conoscenza, con il rischio di annullamento per l’io nascente e non ancora del tutto liberato dalla collettività. Al contempo, avendo riconosciuto sé stesso nella coscienza, il patriarcato è segretamente attratto dal suo opposto: l’inconsapevolezza, l’oscurità, la regressione nel ventre della madre e della donna, su cui ha proiettato le proprie componenti istintuali e inconscie. Da essa origina e invece ambisce generarla come nel mito della Genesi per dominarla e reinventarla a suo modo. La prova che deve affrontare Tobia, dunque, è cruciale e terrifica: egli va a domare l’archetipo femminile affrontando la morte, cioè l’annientamento di quanto la sua cultura ritiene di aver acquisito. In un certo senso, essendo Sara il prodotto di questa stessa civiltà e dovendo incontrare l’aspetto selvaggio di sé proiettato sul demone Asmodeo, è anche lei messa alla prova, anche a lei serve coraggio e determinazione. La camera nuziale già preparata con la quale si conclude questo capitolo è la scena di un confronto con le componenti indomabili della vita e della morte, con ciò che la coscienza - ancora non particolarmente autoconsapevole - non riesce a controllare.

Nessun commento: